martedì 17 settembre 2013

E' uscito l'ultimo libro di N. W. Palmieri



“Housing market is headed for a soft landing”


Ben Bernanke, USATODAY, 18 maggio 2006: “Housing market is headed for a soft landing”.
Il mercato immobiliare è orientato ad un soffice atterraggio, questa è stata la dichiarazione di Bernanke nel 2006. Purtroppo, oggi tutti sappiamo come è finita.
Dalla vignetta sul presidente della FED, apparsa quei giorni, è stata ricavata l'immagine di copertina  del libro "GUERRE della FINANZA"

 Fonte http://www.
freedomsphoenix.com/Uploads/Graphics/171-0429082422-Bernanke-bubble-boy-plane.jpg


sabato 14 settembre 2013

PREFAZIONE del Prof. GIORGIO GALLI al libro GUERRE DELLA FINANZA

Estratto dalla PREFAZIONE del prof. Giorgio Galli

Con questo “Guerre della finanza” Nicola Walter Palmieri completa un
ciclo di quattro volumi, tutti pubblicati dalla CEDAM, che, concepiti come analisi
della drammatica crisi economica iniziatasi nell’estate del 2007, risultano essere una
vera e propria storia di oltre tre secoli del capitalismo moderno, a partire dalla
fondazione della Banca d’Inghilterra, nel 1694. Questo lungo periodo che è anche
di storia dell’Occidente, è stato caratterizzato da un uso razionale delle risorse, da
un diffuso miglioramento del livello di vita e da una estensione dei diritti politici
e civili, aspetti che debbono essere tenuti presenti, perché l’autore, pur di
formazione culturale liberale, li lascia sullo sfondo, nel quadro di una impostazione
duramente critica, dettata dalla convinzione che quel lungo ciclo con aspetti
positivi sembra giunto al termine con l’inizio del terzo millennio.
Il capitalismo produttivo e concorrenziale si è infatti trasformato, nel corso
dello scorso secolo, in un capitalismo oligopolistico e finanziario, il cui carattere
negativo viene documentato in modo rigoroso e che si traduce nel fatto che il
sistema non è più un produttore, bensì un distruttore di ricchezza e di risorse. Il
lettore deve seguire con attenzione e con pazienza una serie di passaggi complessi,
che Palmieri deriva anche dalla sua ricca esperienza di avvocato che ha esercitato
negli Stati Uniti, passaggi i quali dimostrano come il sistema bancario si è
progressivamente trasformato in quella che viene definita una finanza da casinò,
che riecheggia il titolo del libro “Il mercato d’azzardo” di un altro giurista italiano,
Guido Rossi.
Lasciati sullo sfondo gli aspetti positivi di tre secoli di storia, il libro si presenta
come una serrata requisitoria non solo sulle guerre delle finanza, ma anche su quelle
condotte dal Paese nel quale la finanza ha più prosperato, cioè gli Stati Uniti.
Ma quello che conta è il coraggio col quale viene denunciato il più probabile
sbocco della situazione attuale: “La prossima – e forse ultima grande guerra
dell’umanità – sarà globale, verrà combattuta su campi di battaglia che
distruggeranno le possibilità di sopravvivenza dell’uomo sulla Terra. Non si
impiegheranno armi tradizionali, selci, spade, moschetti, ordigni nucleari, che
hanno fatto il loro tempo. Questo terzo conflitto mondiale si combatterà con armi
più eliminative, idonee a provocare la distruzione dei mezzi di sopravvivenza, cui
seguirà inevitabilmente la obliterazione di vaste popolazioni. Teatro di guerra
saranno le bische (gli istituti finanziari, in primis, le banche centrali), strategia sarà
la frode e l’inganno, arma di distruzione la finanza, visione la sete di potere e
l’avidità, bandiera sarà lo sprezzo delle conseguenze di sofferenza e miseria per
miliardi di persone.”
Queste prospettive apocalittiche possono scoraggiare il lettore e far pensare
alle visioni fantascientifiche di Gianroberto Casaleggio, ispiratore delle fortune
politiche del Movimento Cinque Stelle. Ma Palmieri documenta che il rischio esiste....

venerdì 13 settembre 2013

Guerre della Finanza

Convertire debito in guerre, convertire guerre in debito


Sono le parole d’ordine della grande finanza.
Le guerre, un tempo causate dalle ambizioni dei Re e da fanatismi religiosi, sono oggi lo strumento di arricchimento e dominio del potere finanziario il quale, non avendo scrupolo o coscienza, sfrutta retoriche borghesi – i sacri confini territoriali, le tradizioni culturali della nazione, la vita per la patria – per spingere i popoli ad accettare come legittima la guerra e i suoi orrori. La finanza sovvenziona tutti, fornisce i mezzi di distruzione a tutte le parti coinvolte nei conflitti. Quanto maggiore e quanto più ampia la devastazione, tanto maggiore il bisogno di denaro degli Stati in guerra, e la necessità di assumere debiti per procurarselo.

Presentato a Milano il libro "Dal Tribulaun a Nisida"

Lunedì 22 aprile 2013
Incontro a Palazzo Cusani 
con Giorgio Galli e Daniele Vittorio Comero

"Racconti di guerre e pace"

Nella meravigliosa sala Radetzky, dell’importante Palazzo Cusani di Milano, alla presenza del Generale di Brigata Antonio Pennino, Comandante Militare Esercito Lombardia, è stato presentato l’ultimo libro dello scrittore Walter Palmieri, in occasione dell’imminente 25 aprile, giorno della celebrazione del ”68° Anniversario della Liberazione”, non si poteva che parlare di “Storie di Guerra e di Pace”, presentando nel meraviglioso Salone Radetzky del Circolo di Presidio del Comando Militare Esercito Lombardia, via Brera 15, Milano, un libro dall’emblematico titolo  “Dal Tribulaun a Nisida” di Nicola Walter Palmieri.

L’evento ha avuto il patrocinio del Comando Militare Esercito LOMBARDIAdell’UNUCI - Sezione di Milano e la collaborazione del Circolo di Presidio Esercito.
I commentatori sono stati due prestigiosi personaggi del mondo cultuale: Giorgio Galli- Scrittore e Politologo e Daniele Vittorio Comero - Giornalista e analista elettorale.
Nicola Walter Palmieri è una forza della natura, è un brillante scrittore di chiaro talento, che si distingue come narratore e non solo in “diritto e finanza”. E’ un particolare personaggio che ha frequentato la scuola secondaria a Innsbruck (Austria) e a Napoli. Nel 1955, ammesso all’Accademia Aeronautica (Nisida) da Allievo Ufficiale Pilota, ha frequentato il Corso Pegaso II. E’ in possesso dei brevetti USA e Canadese di pilota commerciale, mono e plurimotori, high-performance con abilitazione strumentale in corso di validità. Successivamente ha conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università di Bologna, e altri diplomi alla McGill University di Montreal (LL.B., B.C.L., LL.M., D.C.L.) e ha seguito un progetto speciale di ricerca al Max-Planck-Institut di Amburgo. Ha esercitato la professione legale a Milano, ed attualmente è ammesso agli Albi degli avvocati di Montreal e New York (e all’Albo speciale della United States Supreme Court). E’ stato per molti anni responsabile della funzione legale della BASF Corporation (in USA) e, più recentemente, di Montedison e di Parmalat. Ha insegnato materie giuridiche alle Università di Montreal e di Modena/Reggio Emilia, e ha pubblicato numerosi libri e articoli su temi giuridici. Nel 1981 gli è stata conferita l’onorificenza al merito della Repubblica Federale Tedesca (Bundesverdienstkreuz Erster Klasse). E’ socio UNUCI con il grado di Primo Capitano in congedo dell’Aeronautica Militare. Ultimamente ha scritto “Le Follie della Finanza” che ha avuto un grande successo. In esso traccia un quadro obiettivo sulla Finanza Internazionale e di come – follemente – gli abusi avvengono sotto gli occhi di tutti.
Prima di parlare del libro “Dal Tribulaun a Nisida” che Palmieri ha scritto, è giusto che il lettore sappia che il Tribulaun è una montagna delle Alpi dello Stubai nelle Alpi Retiche orientali al confine tra l’Italia e l’Austria, composta di due vette principali: il Tribulaun di Fleres - 3.079 m. e il Tribulaun di Gschnitzn - 2.946 m.; mentre Nisida fa parte della località di Coroglio, una piccola isola dell'arcipelago delle isole Flegree, posta all’estrema striscia della collina di Posillipo.
Ha aperto la conferenza il Generale di Brigata Antonio PenninoComandante Militare Esercito Lombardia, affermando «Questa è un’occasione per parlare del 25 aprile, giorno della liberazione, che verrà festeggiato da quanti hanno combattuto per la liberazione dell’Italia. Nel libro si parla di Helmuth, un sudtirolese italiano dalle eccezionali doti morali, che impostò il suo percorso professionale inteso al raggiungimento di un solo obiettivo, quello di diventare Ufficiale Pilota dell’Aeronautica Militare Italiana. Helmuth, per realizzare tale obiettivo, mise tutto il suo impegno, tutte le sue forze, lealmente e senza riserve. Riuscì a entrare in Accademia Aeronautica, fu uno dei settanta eletti italiani che ebbero, nel 1955... 
di Principia Bruna Rosco

Libro "Dal Tribulaum e Nisida" - Prefazione

poetis quodlibet audendi semper fuit aequa potestas
 
     Elisabeth Marini mi ha consegnato qualche tempo fa una busta che aveva trovato fra le carte della mamma. Conteneva un centinaio di fogli ingialliti, scritti a mano dal fratello Helmuth. Erano note e appunti che raccontavano episodi della vita di Helmuth, verificatisi tra gli anni ‘40 e ‘50. Ero andato a scuola con Helmuth, mi erano ben noti luoghi e tempi in cui si svolsero i fatti descritti, e avevo, come lui, vissuto lo sfondo storico e sociale di quell’epoca. Il racconto mi ha avvinto, ho completato e aggiornato lo scritto, senza modificare il contenuto, e ho deciso di pubblicarlo.
     Propongo questo libro sperando che induca a riflettere sul suo tema, che è la guerra, con le ingiustizie che essa provoca per milioni di persone innocenti, e i risentimenti duraturi che essa scatena. Pochi si chiedono perché si debba acriticamente continuare a considerare la guerra mezzo legittimo di risoluzione delle contese filosofiche, religiose, economico/finanziarie, territoriali, e perché le persone al potere debbano avere carta bianca per scatenarla, giustificandosi con la tautologica spiegazione che l’uccisione in guerra non è assassinio perché "questa è guerra", e comunque, è sempre (per tutti) "guerra di difesa", e perciò legittima.
     L’auspicio del libro è che, per fare l’integrazione dei popoli dell’Europa (e non solo), per fare progressi duraturi e convincenti nella pacifica convivenza, dovranno prima essere superate le esasperazioni – arcaico retaggio del Romanticismo – dei concetti di patria e nazione, dovrà essere abbandonato il feticismo delle bandiere (i provinciali americani ne portano quattro a ogni angolo dei loro automezzi): patria sarà sempre più il mondo, nazione il tessuto culturale in cui viviamo, bandiera il folclore del paese in festa.
     Nel racconto qui proposto, questi concetti universali vengono considerati nella prospettiva delle tensioni causate dal passaggio territoriale all’Italia, dopo la prima guerra mondiale, di una provincia storicamente austriaca, il Sudtirolo, e dalla ingiustizia provocata dai metodi di italianizzazione adottati dal fascismo. I sudtirolesi, acquisiti all’Italia, non hanno dimenticato, e non dimenticheranno, le ore passate in ginocchio dietro alla lavagna, quando erano bambini, nella classe della maestra de Bianchi, punizione loro inflitta solo perché colti durante l’intervallo a chiacchierare in tedesco, loro madrelingua.
     Si dovrebbe pensare che, dopo avere vissuto oltre mezzo secolo di coscienza repubblicana, gli italiani abbiano perso le infatuazioni nazionalistiche e la limitazione della mente all’orizzonte dei campanilismi paesani. Non è così. Sia in Alto Adige sia nel resto dell’Italia – a Parma, a Roma, a Napoli – quando si parla dei sudtirolesi si avverte ancora ostilità per quei "tedeschi" che gli italiani chiamano "crucchi" con specifico intento offensivo. In Italia si grida allo scandalo (ai massimi livelli politici) per inezie come nel caso del campione olimpionico sudtirolese il quale, non conoscendo le parole dell’inno nazionale (chissà quanti veri italiani non le conoscono), non cantò sul podio. Si celebrano, a Bolzano, eventi commemorativi che, con maggior tatto, si potrebbero tenere altrove; la Sovrintendenza per i beni architettonici di Verona spende il denaro del contribuente italiano per conservare e restaurare un monumento del Ventennio sempre ancora adorno di fasci littori.
     I nuovi mezzi di comunicazione e di incontro dei popoli stanno erodendo i confini fisici, stanno rendendo obsolete le definizioni geografiche degli Stati, stanno affrancando i popoli dai vincoli di sudditanza al "principe". Mi auguro che la nuova attitudine, specialmente dei giovani, di sentirsi cittadini del mondo, liberati finalmente dalle frontiere, geografiche e intellettuali, faciliti il cammino, che dovremo fare insieme verso mete che, pur conservando giustamente le tradizioni locali, rifiutino i perniciosi nazionalismi che sono stati, nel secolo passato, causa di lutti e sofferenze inenarrabili.
     Sono fiducioso. "Das Neue dringt herein mit Macht", le nuove visioni si apriranno con forza la strada, come hanno sempre fatto. E faranno. Inarrestabilmente. Invincibilmente.
     Helmuth Marini trascorse le estati del 1954 e 1955 al rifugio Calciati (al Tribulaun) come aiuto-gestore e portatore associato alla guida alpina Luis Lazzeri.
     Affascinato dalla bellissima cima del Tribulaun, la più luminosa e selvaggia delle Alpi dello Stubai, non solo si cimentò a scalarla – insieme con le altre vette che circondano il rifugio – ma temprò lo spirito al cospetto della meravigliosa, maestosa montagna. Lì si preparò per gli esami che lo attendevano, la maturità e l’ammissione all’Accademia Aeronautica.
     Il ragazzo di paese scese dai monti e approdò a Nisida, la mitica sede – per pochi anni soltanto – del più ambito istituto militare italiano. Fu arduo cammino, esperienza irripetibile: dall’alto delle vette agli illimitati sentieri del cielo.
     Il titolo del libro, "Dal Tribulaun a Nisida", evoca il destino di Helmuth Marini, esprime il viaggio della sua vita.